Questo libro è ambientato nell’impero
romano, governato da Caio Giulio Cesare nel 44 a.C.
Cesare era descritto come un grande
imperatore, che aveva molti amici che lo adoravano e che mettevano anche a sua
disposizione la propria vita;ma purtroppo anche numerosi nemici, che lo
definivano tiranno.
Tra gli amici, troviamo il fedelissimo
Publio Sestio, centurione della potente armata romana, che come raccontatoci da
Manfredi, autore del libro, tentò in tutti i modi di salvare la vita del suo sovrano
mettendo a repentaglio la propria.
Pare infatti che proprio Sestio abbia
dovuto cavalcare per giorni e notti, al fine di raggiungere al più presto il
suo stimato comandante, andando in contro a pericolose avventure come il
furioso scontro avuto con Quintiliano amico di Bruto.
Oltre a Publio Sesto vi furono altri che
ceracrono di salvare la vita dell’imperatore.
Tra questi troviamo Antistio suo medico,
Artemidoro descritto come uomo di cultura e la moglie Calpurnia che a seguito
di sogni premonitori tentò in tutte le maniere di dissuaderlo di recarsi al
senato, dove Cesare venne ucciso.
Tra i suoi nemici invece, l’esempio Massimo
pare essere stato Bruto figlio di Servilia, amante dell’imperatore, che fu
proprio colui il quale preparò la congiura dove imperse il colpo mortale a
Cesare.
Il Manfredi racconta che Cesare fosse già
informato di una congiura preparata contro di lui, ma egli nonostante ciò,
pensava solo al suo impero e di come ingrandirlo attraverso delle guerre.
Questo è stato un libro che mi ha fatto
capire che le inimicizie e l’oedio verso le persone, purtroppo, non è solo
storia odierna, ma esistevano già ai tempi di Roma, capitale del mondo.
L’odio e l’inimicizia sono dettate
dall’ignoranza e dall’invidia o, comunque, da idee strane.
Bruto uccise Cesare perché non era
d’accordo sia con le sue idee politiche e militari, sia perché mirava al suo
trono invidioso della grandezza di Caio Giulio CEsare
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